martedì 10 agosto 2010

Bocciato il Parco per il green
DUE SPECIE FLORISTICHE
A RISCHIO PER IL GOLF
in Veneto a San Zeno frazione di Lumini

Pubblichiamo questo appello contro la realizzazione di un campo da golf che nella frazione di Lumini, comune di San Zeno di Montagna, provincia di Verona (Veneto), va a minacciare due endemismi. (nella foto qui in basso una delle due specie in pericolo, il "Velo da Sposa", nome scientifico "Gypsophila Papillosa")

Da http://www.larena.it/dossiers/Dossier/276/988/



Due le specie di fiori a rischio
tra il Garda e la montagna

La Gypsophila Papillosa, nota come «Velo da sposa»,
è una delle specie floristiche baldensi minacciate

15/07/2010 A Garda c'è l'unica al mondo Gypsophila papillosa, il «velo da sposa», sotto Marciaga. Lì è previsto un grande campo da golf. A San Zeno, nella frazione di Lumini, sopra l'endemico Ranunculus luminarius, il ranuncolo dei Lumini, è stata fatta una strada. E proprio in questo periodo, sul Baldo che sovrasta il lago, è il tempo di fiori, a miliardi, forme e colori diversissimi, bouquet spontanei commoventi. Testimoni di tutto un mondo e di un monte unico al mondo. Una fioritura che si ripete ogni anno ma che desta sempre meraviglia. In chi sa vederne l'unicità.Ma intanto due specie esclusive del massiccio baldense rischiano l'estinzione, sono iscritte infatti già alla lista rossa dei vegetali in via di scomparsa. Sindaci, Provincia e Soprintendenza ai beni ambientali dovrebbero saperlo, perché sono dei veri e propri monumenti naturali. Filippo Prosser, Alessio Bertolli e Francesco Festi, autori dell'ormai celebre tomo «Flora illustrata del Monte Baldo» spiegano: «L'area gardesana rientra nei Sic (sito di interesse comunitario), come si legge nell'atlante dei siti del Veneto, edito dalla Regione, in cui si proteggono i prati aridi. Progetti che ne prevedessero l'alterazione dei luoghi di crescita sono soggetti alla valutazione d'incidenza ambientale, con incerti esiti di approvazione. Almeno sulla carta». Altrove questi problemi di conservazione ambientale sono stati risolti col vincolo, l'individuazione Gps delle stazioni vegetali, la tutela urbanistica specifica. E' quanto si sta cercando di fare anche per le orchidee spontanee del Veronese. La prima emergenza d'assoluto rilievo è sulle colline di Garda (monte Luppia) e Marciaga, in zone di prati aridi ed incolti sterili. Vi cresce, la Gypsophila papillosa, solo su terreno morenico (scarpate ciottolose con cotica erbosa discontinua), solo lì. E le amministrazioni sono responsabili della sua sopravvivenza. Ma com'è fatta? È una pianta erbacea, legnosa alla base, alta circa 50 centimetri. Da una robusta radice si dipartono vari fusti allungati con numerose foglie strette verdi-azzurre. Ognuno porta molti piccoli fiori rosei con cinque petali. La prima segnalazione risale a oltre un secolo fa, nel 1902 il botanico Gregorio Rigo la rinvenne in località Campiano, sopra Garda, già nel 1904 il suo collega Pietro Porta la descrisse come specie nuova. «È una specie di massima importanza conservazionistica a livello europeo», dicono gli specialisti, «l'unica baldense elencata al livello prioritario dell'allegato II della Direttiva 43/92/Cee Habitat».Questo endemismo puntiforme, rinvenuto anche sopra villa Canossa, in val dei Mulini, sulla rocca di Garda e sotto Costermano, ha vari fattori di minaccia: gli incendi, il rinselvatichimento delle pendici aride visto che cresce solo in piena luce. E ancora: la progressiva urbanizzazione, le culture intensive, i futuri campi di golf. Spetta ora ai competenti dare tutela a una perla della natura, a una risorsa unica del territorio.Nella stupenda conca di Lumini, a San Zeno di Montagna ma oltre il displuvio meridionale del massiccio, sopra il Caprinese, cresce invece, unico sito sul Baldo, il Ranunculus luminauris, unico di una classifica che comprende, solo sul Baldo, più di settanta varietà. Cresce sui suoli dei valloni boscati umidi e profondi, sotto i castagni, dove fiorisce in aprile con corolle giallo vivo a 5 petali. Qualcuno di questi non è del tutto sviluppato perché la pianta, delicatissima, alta oltre 50 centimetri, con foglioline gigliate sempre in numero di 10, e pure scoperta dal botanico veronese Rigo nel 1904, non si riproduce sessualmente, e non ha quindi necessità di attrarre gli insetti impollinatori. Da Sandro Pignatti, il patriarca della botanica nazionale (definito «il massimo genio botanico italiano») e redattore 20 anni fa di un'insuperata «Flora ufficiale italiana» in tre volumi, il Luminarius, che prese il nome di Ranuncolo dei Lumini, è simile a quello di Ostiglia, ora estinto. Corre seri rischi con i lavori di sbancamento agrario e silvopastorale già in atto e con nuove strade d'arroccamento nel bosco e per le malghe sovrastanti.Le localizzazioni dei siti di crescita alla Regione sono state fornite dal Museo Civico di Rovereto nell'ambito della costituzione di un database georeferenziato per usi gestionali, anche se il ranuncolo di Lumini è fuori dal Sic. Sulla carta i vincoli già ci sarebbero.Un parco, «il parco», costituirebbe invece l'unica, l'ultima speranza: 3262 ettari sono già «parco», proprietà di Veneto agricoltura, della Regione Veneto. Parco del Baldo? L'idea è discussa, talvolta avversata dalle amministrazioni baldensi, ha una storia contorta nel gioco di adesioni e dinieghi. Il progetto urta contro interessi speculativi di varia portata: impianti, alberghi, villaggi, lottizzazioni. A Venezia, dalle forze politiche e dalla Giunta della Regione, il «Parco regionale del monte Baldo» attende il via della legge» si scriveva nel volume del centenario della sezione di Verona del Club Alpino Italiano nel 1977: «illusi» che l'istituzione del parco fosse in dirittura d'arrivo. Poi cadde la Giunta regionale.

1 commento:

  1. Altro articolo sul caso:
    http://www.comitatonoaffipai.it/user/image/14gennaiogolf.pdf

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